Sostenibilità & CSR

IBSA e il progetto di volontariato aziendale: responsabilità individuale, beneficio collettivo

Mettere a disposizione il proprio tempo per gli altri è una scelta che parla di responsabilità. In IBSA questa scelta prende forma in un progetto che, a partire dal 2025, permette ai collaboratori e alle collaboratrici dell’headquarters e della filiale italiana di dedicare parte dell’orario lavorativo ad attività di volontariato in ambito sociale, ambientale e culturale. 

LA RESPONSABILITÀ: ATTENZIONE AUTENTICA VERSO LE PERSONE, LA SOCIETÀ, L’AMBIENTE

La responsabilità è uno dei quattro pilastri su cui si fonda IBSA: non un principio astratto, ma una scelta quotidiana. Questa nuova iniziativa è un’azione concreta e coerente con i valori di IBSA, basati sull’idea che il contributo del singolo può avere un impatto profondo sulla collettività, e che tale impatto si riflette anche all’interno dell’azienda.

Questo progetto nasce dal dipartimento ESG di IBSA in collaborazione con il dipartimento Risorse Umane e si rivolge a tutte le Persone dell’azienda. L’iniziativa si basa su un presupposto semplice: l’impegno personale è un potente strumento di trasformazione.

Federico Mautone, Head of Human Resources, e Mauro Ghirlanda, HR Administration Manager, hanno avuto un ruolo cruciale nel cogliere l’input del dipartimento ESG e concretizzare il progetto a livello globale. In questa news, ci offrono un punto di vista autentico di ciò che questo progetto rappresenta, approfondendo sia il piano personale sia quello professionale.

IL VOLONTARIATO COME LEVA DI CRESCITA A TUTTI I LIVELLI

Federico Mautone e Mauro Ghirlanda vivono il volontariato da anni, rispettivamente come capo scout e come vigile del fuoco volontario.

IBSA e il progetto di volontariato aziendale

La mia esperienza come capo scout – racconta Federico Mautonemi ha insegnato a guidare, mettermi in ascolto, riconoscere il valore di ogni singola persona nel gruppo e mediare tra punti di vista differenti. Competenze che mi accompagnano nel mio lavoro quotidiano.”

Anche Mauro Ghirlanda sottolinea l’influenza positiva che l’impegno ha avuto sulla sua crescita personale: “Fare il pompiere volontario richiede lucidità, capacità di prendere decisioni rapide e un grande rispetto per le persone e per il contesto. È un’esperienza che mi ha aiutato a lavorare meglio, a essere più presente, più concreto e reattivo anche nella gestione delle persone.”

Entrambi concordano sul fatto che il volontariato abbia un impatto diretto sul rafforzamento delle relazioni interne all’azienda. “La condivisione di esperienze di questo tipo – continua Federico Mautonecrea legami forti, sposta lo sguardo da sé all’altro, e questo è un valore fondamentale anche nel contesto professionale.”

UN PROGETTO CHE UNISCE CULTURA, PERSONE E TERRITORI

IBSA e il progetto di volontariato aziendale

Il progetto di IBSA punta a facilitare l’accesso a esperienze di volontariato, mettendo in contatto i collaboratori con le associazioni del territorio. Questa iniziativa nasce da un ascolto attento, come spiega Mauro Ghirlanda: “Vogliamo proporre ambiti di attività coerenti con le sensibilità dei nostri colleghi. In questo modo, chi già svolge attività di volontariato non dovrà più chiedere permessi o giorni di ferie per farlo, e allo stesso tempo speriamo che questa iniziativa possa far avvicinare al volontariato nuove persone.”

Per Federico Mautone, il progetto rappresenta anche una presa di posizione chiara da parte dell’azienda: “Dare tempo è una forma di generosità potentissima. Se questo gesto è sostenuto e valorizzato da un contesto organizzativo, allora può diventare un motore di cambiamento per le persone e per la cultura aziendale.”

IBSA ha già promosso alcune iniziative a cui è possibile aderire, ma oltre a quelle promosse dall’azienda tutti i collaboratori e le collaboratrici possono proporre ulteriori associazioni e attività, secondo alcuni criteri e aree di intervento. Finora, la risposta è stata molto positiva: “L’iniziativa è stata accolta con entusiasmo – conclude Mauro Ghirlandaperché risponde a un bisogno che molti sentono: fare qualcosa di utile, lasciare un segno, senza dover rinunciare al lavoro o ai propri ritmi di vita.”

Nei prossimi mesi entreremo più nel dettaglio delle varie attività di volontariato aziendale, con una serie di racconti reali di queste esperienze!

Di seguito, invece, riportiamo l’intervista integrale a Federico Mautone e Mauro Ghirlanda.

Federico Mautone: Il mio impegno come volontario negli Scout è iniziato nel 2006 (a 17 anni) quando ho iniziato come Capo, entrando quindi tra coloro che organizzano le attività per i giovani, che vivono lo scoutismo da partecipanti. Per me lo scoutismo è stata un’importante scuola di vita, che mi ha trasmesso tanti valori in cui credo, ma è stato anche un luogo in cui creare legami di amicizia e dove sperimentare in modo positivo. Ho deciso di impegnarmi come volontario per fare sì che anche altri ragazzi dopo di me potessero vivere le stesse esperienze.

 

Mauro Ghirlanda: Ho iniziato circa cinque anni fa come pompiere volontario in una caserma situata nel Malcantone, una regione periferica nei dintorni di Lugano. A spingermi è stato il desiderio di essere d’aiuto alla mia comunità, soprattutto considerando che, in certe zone più isolate, i tempi di intervento dei soccorsi professionali possono essere lunghi. Sapere di poter fare la differenza in situazioni di emergenza, semplicemente essendo già sul posto, è stato il motivo principale per cui ho scelto di mettermi in gioco.

Federico Mautone: Nello scoutismo ho avuto modo di ricoprire diversi ruoli. Sono stato attivo nel reparto Esploratori (partecipanti tra gli 11 e i 14 anni) per poi diventare Vice Capo Sezione e successivamente Capo Sezione dal 2010 al 2016, periodo in cui mi occupavo a 360° della gestione di un gruppo con più di 100 membri attivi. Una volta cessata la vita “attiva”, a contatto con l’attività, sono stato membro della Direzione Cantonale di Scoutismo Ticino e Vice Presidente della Sezione Scout Medio Vedeggio, ruolo che ricopro ancora attualmente.
Il metodo del Movimento Scout Svizzero si prefigge come scopo “lo sviluppo globale dell’individuo” che è l’evoluzione del concetto di “formare buoni cittadini” che aveva definito il Fondatore Baden Powell nel 1907. È quindi il presupposto del movimento di portare la propria esperienza scout anche nella vita privata e professionale.
I valori della legge scout sono i seguenti: essere aperti e sinceri, ascoltare e rispettare gli altri, diffondere gioia intorno a noi, condividere, offrire il nostro aiuto, amare la vita e proteggere la natura, fare delle scelte e prendere degli impegni, affrontare con fiducia le difficoltà. Faccio sempre del mio meglio per osservare questi principi anche nella mia vita professionale.

 

Mauro Ghirlanda: Il volontariato nei pompieri richiede un percorso strutturato, fatto di formazione tecnica e continua preparazione. Nel tempo ho maturato non solo competenze operative, ma anche capacità umane fondamentali. In situazioni complesse, ho imparato ad affrontare le emergenze con lucidità e a collaborare in modo efficace con la squadra, dove ognuno ha un ruolo e delle responsabilità. Questo approccio lo porto con me anche in ambito lavorativo: saper prendere decisioni, assumerne la responsabilità e lavorare di squadra sono competenze che si rafforzano sul campo, ma che trovano piena applicazione anche in ufficio.

Federico Mautone: Il tempo è un bene scarso e prezioso, forse ancora di più oggi rispetto al passato, visto che siamo sempre connessi. Ci sono aree importanti della società che per funzionare devono appoggiarsi sui volontari, perché non hanno ricavi sufficienti per mantenere del personale retribuito. Per questo motivo è importante che le aziende valorizzino il volontariato, in modo tale che i propri collaboratori (e indirettamente quindi anche l’azienda) possano investire energie positive nella società.

 

Mauro Ghirlanda: Trovare il tempo per fare volontariato è sempre più difficile: tra lavoro, famiglia e necessità di recuperare energie, spesso questa forma di impegno viene messa da parte. Offrire la possibilità di svolgere attività di volontariato durante l’orario lavorativo è un gesto concreto di attenzione da parte dell’azienda, che consente alle persone di contribuire al bene comune senza dover rinunciare ad altri ambiti della propria vita. Inoltre, valorizzare anche il lato umano dei collaboratori – non solo le competenze tecniche – arricchisce l’intera organizzazione, perché il volontariato sviluppa qualità come empatia, spirito d’iniziativa e capacità relazionali, che sono fondamentali anche in ambito professionale.

Federico Mautone: Svolgere attività di volontariato permette di restare in contatto con persone che credono negli stessi valori ideali e costruire quindi relazioni umane. Queste sono molto importanti perché si aggiungono alla famiglia, alle amicizie e ai legami che si creano sul posto di lavoro. Ciò dà anche la possibilità di vivere altri contesti e di arricchire i propri punti di vista. Chi svolge attività di volontariato porta con sé un bagaglio di esperienze e di conoscenze che possono essere spesso reinvestite anche sul posto di lavoro, sia come soft skills che come capacità tecniche.

 

Mauro Ghirlanda: Il volontariato è un’esperienza che trasforma. Ti insegna ad ascoltare, ad osservare e ad avere rispetto per le persone e per le situazioni, soprattutto quando ti trovi ad agire in momenti delicati come quelli di un’emergenza. Costruire relazioni forti con i colleghi del corpo pompieri – tutti volontari – è stato fondamentale: ci si conosce, si impara a lavorare insieme, ci si fida l’uno dell’altro. Questo rafforza anche la connessione con il territorio e con la comunità. Tutto questo ha un valore enorme anche nel contesto aziendale: crea coesione, senso di squadra e consapevolezza del proprio ruolo all’interno di un gruppo.

Federico Mautone: Tutte le organizzazioni, e soprattutto quelle basate sui volontari, funzionano grazie al contributo dei singoli. Ogni contributo conta perché si unisce a quello di molti per raggiungere lo scopo condiviso. Per le organizzazioni di volontariato è fondamentale di poter contare su tutte le risorse disponibili anche se non possono garantire una presenza costante. Quindi sì, il contributo di una singola persona può fare la differenza.
Un esempio concreto: uno dei problemi che, come scout, ci troviamo spesso ad affrontare è la difficoltà di poter contare sul supporto dei capi che, per motivi di studio o lavoro, si trasferiscono dal Ticino in Svizzera interna. Succede con Capi che hanno seguito una formazione pluriennale sia scout che Gioventù e Sport (Ufficio Federale dello Sport). Oggi abbiamo persone che pur vivendo a Zurigo si collegano online alle riunioni e vengono regolarmente in Ticino per seguire le attività. Senza il loro impegno e la loro dedizione faremmo fatica a gestire un’organizzazione che ormai conta 130 membri attivi. In questi casi il contributo del singolo fa la differenza.

 

Mauro Ghirlanda: Sì, credo fermamente che il contributo del singolo possa fare la differenza. Ogni intervento a cui ho partecipato, anche il più “semplice”, mi ha confermato quanto sia importante esserci. Ricordo in particolare episodi come incidenti o arresti cardiaci: essere sul posto in pochi minuti può davvero fare la differenza. Ma anche interventi all’apparenza più semplici – come un principio di incendio o la rimozione di un nido di vespe vicino alla casa di un bambino allergico – sono esempi in cui il tempismo e la presenza contano. Il riconoscimento arriva a volte da un semplice sguardo o da un sorriso, ma è sufficiente per capire che ne è valsa la pena.