IBSA in Person

Conversazione con Paolo Russo, Head of Technical Services & Industrial Asset Development di IBSA Group

Passione e dedizione: sono questi i due valori che identificano chi lavora in IBSA. Passione significa amare ciò che si fa, sentirsi parte di un ‘collettivo’ votato a una missione comune, cioè migliorare la qualità della vita delle persone. Dedizione invece si traduce in impegno costante, a prescindere dalle ‘circostanze’. È così che Paolo Russo, Head of Technical Services & Industrial Asset Development, interpreta il suo lavoro in IBSA: “Vivere le esperienze sulla propria pelle permette di conoscere i pregi e i difetti di ogni cosa che realizzi, e ti facilita in tutte le operazioni future. È questo il bello di costruire stabilimenti e sapere già che lì verranno realizzati nuovi prodotti”.

LEI GUIDA IL TEAM CHE COSTRUISCE GLI STABILIMENTI IBSA. COME AFFRONTA QUESTA SFIDA QUOTIDIANA?

Cerchiamo di lavorare come una squadra. Tra di noi ci sono talenti complementari e appassionati, le cui competenze personali comprendono, oltre a quelle tecniche, anche spiccate doti di problem-solving, curiosità e affidabilità. Siamo una struttura agile, formata da poche persone solidali e unite, che trae forza dalla profonda motivazione interna e dalla dedizione di tutti, ma anche dalla regolarità di investimenti pianificati dalla nostra azienda. IBSA, infatti investe ogni volta che è necessario, secondo uno schema proattivo, sia per quanto riguarda gli impianti sia per il personale. Il piano di crescita generale si è sviluppato nel tempo in modo consistente e costante. La mia esperienza in IBSA è cominciata nel 1997 e fin dall’inizio mi sono resto conto di essere arrivato in un’azienda il cui obiettivo strategico era quello di creare un business model verticale, ovvero che contempla tutte le fasi di un prodotto, dallo sviluppo alla realizzazione. Affrontare questa sfida significa quindi progettare e costruire reparti produttivi efficienti. Ventitré anni fa l’unico stabilimento sul territorio ticinese era quello di Massagno, la sede storica di IBSA, ma lo spirito aziendale espansionistico era già radicato e infatti abbiamo cominciato fin da subito ad affrontare importanti progetti di ampliamento, fino ad arrivare alla ristrutturazione di un intero quartiere che oggi è denominato CorPharma.

CHE COSA SIGNIFICA, PER LEI, AVER REALIZZATO UN INTERO QUARTIERE PER UN’AZIENDA COME IBSA, PROFONDAMENTE LEGATA AL PROPRIO TERRITORIO MA ORIENTATA A ESPANDERSI IN TUTTO IL MONDO?

Il Corpharma è iniziato nel 2002-2003, con l’acquisizione del terreno. Si tratta di un progetto complesso che riassume la caparbietà di IBSA nel voler racchiudere sotto uno stesso tetto tutte le sue aree. Le parole fondamentali che qualificano questo progetto sono innovazione e sostenibilità. Questo perché, sia nella realizzazione di nuovi stabilimenti sia nella ristrutturazione completa di quelli obsoleti, il campo delle soluzioni da applicare si mostra aperto e accogliente verso le innovazioni, senza la paura di poter urtare attività produttive in essere. Partendo dall’involucro civile della struttura, come è stato per il Cosmos, stabilimento produttivo nell’ambito del quartiere IBSA Corpharma, si può impostare la costruzione su di una natura ad alta efficienza energetica, che possa usare le risorse generali in maniera ottimale. In ultimo, ma non marginale, Cosmos si traduce anche in pazienza: il settore farmaceutico è altamente regolamentato in ogni aspetto e quindi ci vuole tempo per poter vedere terminata l’attività.

UN’AZIENDA, PERÒ, NON È FATTA DI SOLI STABILIMENTI. CHE RUOLO GIOCO IL FATTORE ‘UMANO’ NELLA SUA ATTIVITÀ?

Direi fondamentale, perché alla crescita delle strutture si è affiancata nel corso del tempo quella del personale: il team di manutenzione viene costantemente ampliato, rivisto e affiancato da un gruppo di ingegneria e uno di calibrazione e qualifiche. In generale, quello che ci contraddistingue, come team, è un non porsi limiti che si traduce nel desiderio costante di affrontare sfide sempre più difficili Poi flessibilità, capacità di adattamento, pianificazione e passione, che si sono rivelate le competenze immancabili nella crescita aziendale, quelle che hanno consolidato il senso di squadra tra i vari team. Molto, inoltre, dipende dalla ‘mentalità’: la tendenza di noi tutti alla progettazione ha accresciuto anche la mentalità proattiva di tutta l’azienda. Per gestire progetti bisogna, infatti, essere in grado di pianificare bene, eseguire i lavori, valutarne l’andamento ed eventualmente ripianificare, in un circolo virtuoso di esercizi che giovano anche alle altre aree. Insomma, un modello di crescita che si applica a tutte le divisioni.