Tutto parte da un piccolo incidente al mare. Arturo Licenziati si ferisce a una mano contro una roccia. Niente di grave, ma abbastanza per farlo riflettere: curare una ferita in certe posizioni è scomodo, poco efficace. Gli torna in mente un viaggio in Giappone, dove aveva visto una fabbrica che produceva un cerotto innovativo: morbido, adattabile alla pelle, adesivo, con un principio attivo spalmato su un tessuto speciale. Lì scatta l’intuizione.
Nel cassetto dei brevetti IBSA c’è già un ingrediente prezioso: il diclofenac epolamina, un sale solubile in acqua e grassi. L’idea è semplice e geniale: fondere quella tecnologia giapponese con un principio attivo potente, per ottenere un cerotto capace di rilasciare lentamente il farmaco direttamente sulla pelle, dove serve davvero.
Nasce così Flector Tissugel, registrato ufficialmente nel 1993. Ma quella è solo la prima tappa. Flector si trasforma in una vera famiglia di soluzioni contro il dolore: arriva il gel da spalmare (1991), i granuli in bustina (1995), le iniezioni (2015), le capsule (2021). Ogni versione ha un target preciso, una funzione pensata per migliorare l’esperienza del paziente.
E non finisce lì. Nel 2007 IBSA segna un altro primato: diventa la prima azienda farmaceutica europea a portare un antinfiammatorio topico negli Stati Uniti. Flector diventa un simbolo: dell’innovazione pratica, della capacità di ascoltare il paziente, dell’intuito che trasforma un’idea semplice in un successo globale.