Le gonadotropine: sfida vinta

Gonadotropins: a challenge won

Le gonadotropine sono ormoni prodotti naturalmente dalla ghiandola ipofisaria che, una volta rilasciate nel sangue, si accumulano nelle urine, con particolare abbondanza nelle donne in menopausa e in gravidanza.
Dopo l’incendio nello stabilimento di Massagno, Arturo Licenziati decide che è tempo di reinventare l’azienda. Tra le molte opzioni, sceglie quella che tutti gli sconsigliano: investire nelle gonadotropine. Troppo complesso, troppo costoso, troppo rischioso. Un settore di nicchia, destinato — secondo molti — a esaurirsi nel giro di dieci anni.

Ma Licenziati, come sempre, va controcorrente. A Lamone fa costruire uno stabilimento su misura, esclusivamente dedicato alla produzione di gonadotropine. Inizia così una delle avventure industriali più audaci della storia IBSA. Il cuore pulsante del processo è a migliaia di chilometri di distanza: in Cina, nei villaggi densamente popolati della costa orientale, dove ogni giorno vengono raccolti centinaia di migliaia di litri di urina da donne in menopausa. Una prima lavorazione avviene sul posto, poi il materiale — concentrato in una polvere grezza — arriva in Svizzera.
Per ogni 600.000 litri raccolti, solo 3 kg di polvere utili raggiungono Lamone. Da lì, dopo un processo rigoroso e delicato, nascono più di 200’000 flaconi di farmaco iniettabile. È una filiera complessa, che richiede conoscenze chimiche, biologiche e ingegneristiche di altissimo livello. Ma funziona.

Nel 2013 IBSA introduce un’altra innovazione di rottura: una nuova formulazione idrosolubile del progesterone, somministrabile per via sottocutanea. È un unicum sul mercato mondiale. Semplifica la vita delle pazienti nei programmi di procreazione medicalmente assistita (PMA), migliorando la tollerabilità locale e l’aderenza alla terapia.

Tutto questo avviene sotto le regole più severe: condizioni di produzione asettiche, controlli microbiologici continui, investimenti pesanti in ambienti sterili. Basta un dato per capire l’impegno: 1 m² di area asettica costa sei volte più di 1 m² per il confezionamento. Ma IBSA non ha mai temuto i costi quando l’obiettivo è la qualità.

Oggi quell’investimento coraggioso è diventato uno dei pilastri della crescita aziendale: IBSA è tra le prime quattro aziende al mondo nella medicina della riproduzione. E tutto è partito da una scelta controcorrente.